Infezione da Klebsiella sarebbe responsabile di infiammazione dell’intestino

(Reuters Health) – L’infezione da Klebsiella indurrebbe la produzione di cellule T helper 1, promuovendo l’infiammazione a livello intestinale e causando malattie infiammatorie. È quanto avrebbe dimostrato Kenya Honda, della Università di Tokyo, che insieme al suo team ha pubblicato uno studio su Science.

Lo studio
Nel microbiota dei pazienti con malattie infiammatorie dell’intestino, infezione da HIV, cirrosi epatica e cancro del colon sarebbero presenti livelli più alti di batteri di origine orale. Honda e colleghi hanno cercato, nel microbiota umano, ceppi batterici che mostrassero una forte attività di stimolazione immunitaria. Tra tutti quelli isolati, solo Klebsiella pneumoniae resistente agli antibiotici sarebbe stata in grado di indurre la risposta delle cellule TH1 negli animali da laboratorio, mentre un mix dei restanti ceppi identificati non sarebbe riuscito a portare alla stessa risposta.Diversi ceppi di K. pneumoniae umani, animali e ambientali avrebbero mostrato una notevole variabilità nella capacità di provocare l’induzione della risposta delle TH1. Il sequenziamento del genoma, inoltre, avrebbe consentito a Honda e colleghi di individuare 61 gruppi di geni correlati positivamente con la capacità di induzione di questa risposta immunitaria. “I nostri risultati suggeriscono l’esistenza di un sotto-tipo di malattia infiammatoria dell’intestino – ha spiegato Honda – e potrebbero fornire le basi per sviluppare una nuova strategia terapeutica”. Il risultato più sorprendente, secondo il ricercatore giapponese, starebbe nel fatto che “nonostante la complessità del microbiota, solo una specie batterica sarebbe responsabile dell’induzione della risposta auto-immune”. “La cavità orale può servire come serbatoio di Klebsiella – ha spiegato – e anche se risulta innocua per la bocca, potrebbe essere pro-infiammatoria per l’intestino e molto infiammatoria per il polmone”. L’esperto ora starebbe cercando di identificare membri del microbiota in grado di fornire resistenza contro la colonizzazione di questo batterio.

I commenti
Secondo Putmina Kumar, dell’Università dell’Ohio di Columbus, “non è la prima volta che i batteri orali vengono identificati come responsabili di patologie a livello sistemico”. Mentre Caroline Attardo Genco, della Tufts University di Boston, ha dichiarato che “il trattamento di comuni infezioni con antibiotici potrebbe evitare la colonizzazione dei batteri a livello intestinale e l’induzione di malattie. Questo studio, inoltre, fornisce ulteriori prove al fatto che probiotici e cibi fermentati possono fornire vantaggi ai pazienti trattati con antibiotici”.

Fonte: Science
di Will Boggs

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

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